teoria della finestra rotta Esiste una "teoria delle finestre rotte" che trova la sua fonte nei criminologi James Q. Wilson e George Kelling . Si tratta di "una teoria epidemica della criminalità". Essa afferma che la criminalità è un fenomeno contagioso ( come è contagiosa una tendenza della moda ) che può iniziare con una finestra rotta e diffondersi a un'intera comunità. Cioè l'impulso ad assumere un determinato comportamento partirebbe da una caratteristica dell'ambiente circostante. Il fulcro della teoria si basa sull'assunto che la criminalità è l'inevitabile risultato del disordine: se una finestra è rotta e non viene riparata, chi vi passa davanti concluderà che nessuno se ne preoccupa e che nessuno ha la responsabilità di provvedere. Ben presto verranno rotte molte altre finestre e la sensazione di anarchia si diffonderà dall'edificio alla via su cui si affaccia, dando il segnale che tutto è possibile. In una città, problemi di minore importanza - come i graffiti, il disordine pubblico - secondo i due studiosi sono l'equivalente delle finestre rotte, ossia inviti a crimini più gravi. Questa teoria ha portato città come New York negli anni Ottanta a concentrarsi sull'eliminazione dei graffiti nelle metropolitane. L'allora sovrintendente della metropolitana newyorkese, David Gunn, partì dall'assunto che, pur in presenza di crimini efferati e problemi importanti, "i graffiti simboleggiavano il collasso del sistema" affermando inoltre che bisognava assolutamente vincere la battaglia contro i graffiti. Senza quella vittoria, tutte le riforme ai vertici del sistema e i cambiamenti concreti non si sarebbero verificati. “Stavamo per mandare in giro nuovi treni il cui valore si aggirava sui dieci milioni di dollari l'uno e se non avessimo fatto qualcosa per salvaguardarli, sapevamo ciò che sarebbe accaduto: sarebbero durati un giorno, dopodiché sarebbero caduti vittima del vandalismo." L'operazione di "ripulitura" di Gunn impedì per anni che i treni viaggiassero se sporcati da graffiti e fu ripresa dal suo successore, William Bratton, che si concentrò anche a risolvere la questione dei biglietti non pagati. Come per i graffiti, l'idea era che il non pagare i biglietti fosse un'espressione di disordine che poteva invitare a commettere crimini ben più gravi. Dai ragazzini che saltavano semplicemente i cancelli automatici ai criminali che li forzavano, l'idea comune era che se c'erano individui che non pagavano, nemmeno loro erano tenuti a farlo, e si arrivava all'effetto valanga. Il rimedio fu messo in opera schierando fino a dieci poliziotti in borghese ai cancelli d'entrata per fare rispettare la legge senza incertezze. Ne risultò che molti dei contravventori avevano anche altri procedenti penali e ne derivò un'opera di pulizia della città. In seguito all'elezione di Rudolph Giuliani a sindaco di New York, nel 1994 e alla sua "tolleranza zero", Bratton venne nominato capo del Dipartimento di Polizia ed estese l'applicazione delle stesse strategie all'intera città. La "teoria delle finestre rotte" insegna che un’importante epidemia può essere stroncata intervenendo in maniera sistematica e coerente sui dettagli dell'ambiente. Il clamoroso e incredibile imbrattamento di ogni superficie urbana della città di Milano(e pur in minor grado in altre città) è il risultato di una mancata reazione tempestiva al fenomeno da parte della società civile e delle istituzioni. Ancora oggi, a chi protesta per gli imbrattamenti ,spesso viene replicato che”ci sono problemi più importanti”. Questo è ed è stato il grande equivoco. Si è instaurato inoltre negli anni un circolo vizioso all’insegna del motto “non posso fare niente quindi non me ne occupo”. Occorre ora pensare in altro modo: “me ne occupo anch’io perché insieme possiamo fare qualcosa”. I risultati contribuiranno ad instaurare un circolo virtuoso. “Me ne occupo anch’io perché assieme possiamo fare qualcosa”è l’idea da cui è nata una libera Associazione di Cittadini: MILANO MURI PULITI L’imbrattamento crea un enorme danno economico e un impatto negativo sulla qualità della vita in città. La visione degli imbrattamenti ovunque, oltre al danno estetico, insinua nei cittadini la deprimente sensazione di trascorrere la propria vita in una città popolata da vandali. 6 milioni di Euro, la spesa sostenuta nel 2006 dal comune di Milano per la campagna “I Lav Milan”, quasi 40.000 gli stabili imbrattati a Milano, 7.668 gli episodi di vandalismo censiti a Milano, 32.000 le denunce presentate. I PRINCIPI ISPIRATORI DI MILANO MURI PULITI La dimensione del fenomeno delle tag a Milano appare riconducibile a due fattori principali: l’impunità pressoché totale dei vandali per la mancanza di una sorveglianza sistematica e organizzata; la lunga permanenza delle tag sui muri, che cronicizza la visibilità del gesto vandalico. E’ quindi necessario che un’azione di contrasto agli imbrattamenti sia improntata alla correzione di questi due fattori, instaurando nei cittadini il senso della presenza delle istituzioni ed incoraggiandoli a ripulire i muri. L’intento dei vandali, che solitamente operano in gruppi di adolescenti o “crew”, è essenzialmente quello di compiere una bravata, un atto contro le regole, di celebrarne l’arditezza e la visibilità, per guadagnare l’ammirazione dei propri “colleghi”, dei compagni di scuola e dei coetanei in generale. Tale intento sembra scaturire da una mancanza di educazione al rispetto altrui, accompagnato da un vuoto di valori cui ispirarsi. Ogni iniziativa di prevenzione dovrebbe accompagnarsi ad un’azione educativa. Rifiutiamo con forza il luogo comune che il vandalismo delle tag non meriti considerazione perchè esistono problemi più grandi: tale posizione è strumentale ed appare dettata da un fastidio strisciante per le regole del vivere civile, o da un sottrarsi (da parte ad esempio dei genitori) alle proprie responsabilità educative. Rifiutiamo anche nettamente l’idea che la piaga delle tag e del graffitiamo sia dovuta ad una mancanza di spazi adeguati per i giovani. Tali spazi possono essere utili ma andrebbero unicamente promossi allo scopo di isolare i pochi artisti che emergono in un’arte nata trasgressiva, dalla maggioranza dei vandali. Rifiutiamo qualsiasi politicizzazione del dibattito intorno agli imbrattamenti: vivere in una città pulita e civile è un diritto di ogni cittadino. Chiediamo: Azioni pratiche per restituire ai Cittadini la fiducia nelle elementari regole di convivenza e per contenere effettivamente il fenomeno vandalico in futuro. Quali ad esempio l’istituzione a Milano di un servizio di vigilanza serale e notturna presso tutti i depositi ATM ,le principali stazioni MM e sui mezzi delle principali linee di superficie. L’inserimento nella Carta dei servizi ATM dell’obiettivo di rimozione delle scritte dai vagoni delle Metropolitane e dei mezzi di superficie entro max 48 ore (similmente a quanto avviene per le stazioni MM) Istituzione di un Corpo di Polizia Municipale dedicato alla lotta degli imbrattamenti e creazione di un database fotografico delle tag. Azione di causa legale ad opera del Comune ai vandali di cui si conosce nome e cognome e che pubblicano sui loro siti internet le foto delle loro “bravate”.Costituzione del Comune di Milano a parte civile nei successivi processi.