Presentazione di Marco Solfanelli

     Bruno Bettelheim, uno dei massimi esperti di psicologia infantile, nel suo splendido saggio scritto una ventina d’anni orsono sull’importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, evidenziava come questo genere di narrativa da sempre si adegui in modo ideale alla mentalità del bambino rimasta immutata nel tempo. Da sempre infatti le fiabe, come anche i miti, rispondono all’interrogativo eterno: qual è la vera natura del mondo?
     Da Esopo (IV a.C.) e forse anche prima, nonostante le risposte presunte o reali dettate dalla tecnologia, dalla scienza, dal progresso, il rapporto degli uomini con questo immutabile interrogativo rimane uguale. Ciò che affascina delle risposte date ad esso dai miti come dalle fiabe è la loro misteriosa incertezza e al tempo stesso la loro incontestabile fondatezza.
     Le fiabe per i bambini, ad esempio, assolvono alla loro funzione d’insegnamento morale ed etico, senza mai essere esplicite, ma alludendovi, tratteggiando, divertendo, svelando il senso non appena appare nel bambino un tentativo di comprensione. Il loro spirito particolare sta nel fatto che esse si rivolgono agli ascoltatori o lettori, adoperando il loro stesso linguaggio e adottando gli stessi parametri nelle storie che oscillano tra il Bene e il Male, princìpi basilari dell’esistenza. Ed è attraverso un linguaggio semplice e una esile struttura narrativa che l’Autore di questa raccolta, si rivolge al mondo dell’infanzia, lasciando intatta la dimensione magica che il bambino utilizza per interpretare la realtà, poiché il suo modo di vivere è per larga parte magico.
     Così le storie raccontate si succedono a mo’ di exempla, brevi e concise, dando voce ad animali, piante oggetti, rispondendo alle curiosità secondo lo spirito animistico proprio ai bambini. Come ha dimostrato Piaget, nel pensiero animistico infantile, non esistono nette linee di demarcazione tra gli oggetti e gli uomini, per cui qualsiasi cosa abbia vita, ha una vita simile alla nostra. I personaggi e gli eventi narrati, personificano e illustrano conflitti interiori, difetti, quali la golosità, l’avarizia, la vanità, la superbia, ma anche la purezza, il pentimento, la visione positiva del creato. Caratteristiche che nella elementarità in cui sono esposte, a volte in maniera esplicitamente ironica, appartengono ad un principe come ad un babirussa (suino selvatico dell’Indonesia), ad uno spaventapasseri come ad uno giaguaro tigrato del Venezuela.
     Altro elemento indispensabile al genere fiabesco, qui presente, è l’atemporalità, come anche l’indefinibile localizzazione, “Una volta...”, “Un tempo...”, “Nel paese della fantasia...”, “Nel regno delle fiabe...”, “Nel paese delle caramelle...”.
     La fiaba deve svolgersi in maniera conforme al modo in cui un bambino pensa e percepisce il mondo; per questo è così convincente per lui. Egli difatti, può trarre molto più conforto da una fiaba che non da una manovra consolatoria basata su di un ragionamento da adulti. Sembra che Franco Fascetti mutando coraggiosamente prospettiva e senza molti sforzi, deponga del tutto le sue prerogative da adulto per meglio interagire col mondo amato dell’infanzia, per cui con una estrema facilità e senza troppe pretese passa dalla magia dell’impossibile alla magia del possibile.

Marco Solfanelli



Esercizi di scrittura creativa

In questo intervento lo scrittore Giampiero Rigosi suggerisce alcuni esercizi di scrittura creativa.

Dal momento che, da diversi anni, tengo abitualmente laboratori e seminari di scrittura in scuole, istituti, licei, carceri, circoli culturali, mi è stato chiesto di stendere alcuni consigli per aspiranti scrittori.
Devo premettere però, che il mio metodo si basa soprattutto sulla pratica della scrittura, sul rapporto diretto e sulla collaborazione dei partecipanti, e quindi non mi è facile, ora, sintetizzare in poche righe il percorso che di solito svolgo in parecchi incontri e, soprattutto, scambiando e invitando a scambiare pareri, idee, consigli, intuizioni. Non ho, insomma, un manuale a cui riferirmi, da cui estrarre qualche brano scelto.
Quello che posso fare è provare a suggerire alcuni esercizi, fra i tanti che, di volta in volta propongo a coloro che frequentano i miei laboratori.
Questi esercizi sono una specie di ginnastica della fantasia.

Prima di tutto bisogna sottolineare che l'immaginazione ha regole particolari. Per esempio non sopporta la prevedibilità. Quindi, per stimolare l'invenzione, bisogna fare il possibile per deviare dai percorsi già battuti e consueti, scartare di lato, dirottare, naufragare...

1 - fare un elenco

questo esercizio è uno dei più utilizzati per sbloccare la creatività. Si può partire facendo degli elenchi di cose (oggetti, esseri viventi, entità di qualsiasi genere) che abbiano in comune una qualità, per esempio un colore qualsiasi. Una lista della spesa, insomma, in cui ci sforzeremo di guardarci attorno con gli occhi della mente, muovendoci a nostro agio per tutto il mondo: dal nostro appartamento alla piazza della città, ma anche in paesi che abbiamo visto solo alla televisione, da un continente all'altro, in alto nel cielo e giù nelle profondità del mare. Scegliamo il rosso. Cosa mettiamo nel cesto? Tutto quel che ci viene in mente: dalla maglietta con il ritratto di Che Guevara al pesciolino che c'è nel vaso, dal succo di pomodoro alla Ferrari, dal fuoco nel camino allo smalto per unghie che usa la vicina del piano di sotto... più è ampia e varia la serie di oggetti che peschiamo, più la nostra fantasia verrà stimolata. Fate più liste, scegliendo colori diversi, ma anche altre categorie, come per esempio l'elenco delle cose che vi piacciono di più, delle cose che non sopportate, ecc...

2 - associare parole che non hanno nessun nesso logico in comune e costruire una storia

Spesso, già le liste che abbiamo steso hanno un aspetto interessante, a loro modo poetico. Bene, ora proviamo a metterle assieme. Scegliete una parola da ogni lista (almeno tre): meglio se non hanno nulla in comune. Costruite una storia che le contenga tutte. Quale vicenda potrà legare un viaggio in astronave, l'azzurro del maglione di un compagno di classe, un giaguaro, una spremuta di arancio? Scegliete combinazioni impossibili: sarete obbligati a far viaggiare la fantasia.

3 - cambiare le favole

Adesso vorrei proporre un paio di esercizi suggeriti da Gianni Rodari. In questo caso partiamo da storie conosciute, come le fiabe, e modifichiamo qualcosa nella vicenda, per esempio il carattere o la fisionomia dei protagonisti. Si possono cambiare uno o più elementi, sovvertendo la vicenda, fino al rovesciamento totale della storia. Cenerentola è una poco di buono, che ruba i fidanzati alle sorelle. Biancaneve diventa amica di sette giganti e li aiuta a compiere delle rapine. Cappuccetto rosso aiuta la nonnetta malvagia a catturare il lupo per farne uno stufato, ma interviene un ex-cacciatore pentito, diventato animalista, che libera il lupo e lo riporta nel bosco. Un'altra possibilità suggerita da Rodari è quella di provare ad associare a un personaggio fiabesco una parola che non c'entra niente: per esempio Cappuccetto rosso ed elicottero.

4 - cambiare il punto di vista

Un altro esercizio è quello di immaginare la storia dal punto di vista di un personaggio secondario: il cattivo di turno, ma anche una comparsa. Per rimanere alla storia di Cappuccetto rosso, si può raccontare la storia, in prima persona, dal punto di vista del lupo (come fosse una sorta di serial killer, appostato nel bosco), oppure dal punto di vista del cacciatore che interviene nel finale (questo ci obbliga a immaginare la vita del cacciatore: cosa faceva prima di entrare in scena? Dove stava andando? E' un cacciatore esperto o un novellino? E' spietato o prova compassione per gli animali che uccide?) Io chiamo questo esercizio 'la versione di Venerdì: dal nome dell'indigeno che Robinson Crusoe trova sull'isola su cui fa naufragio. Defoe ci consegna la versione di Robinson Crusoe, d'accordo, ma il cosiddetto 'selvaggio' che scopre sull'isola, come vede la storia? Cosa pensa, in realtà, di quello sconosciuto dalla pelle chiara e dalle strane abitudini che invade la sua isola con modi di fare da padrone? Insomma, ribaltare il punto di vista, o ripercorrere una storia nota, seguendo i gesti di un personaggio che, nella versione originale, era secondario. Raccontare quindi la versione di Caino, di Remo, di uno dei ladroni crocifissi accanto a Gesù Cristo, ecc...

5 - Immaginare una storia da un punto di vista molto diverso dal nostro

E' una variante dell'esercizio predente, ed è un buon esempio di ginnastica della fantasia. Si tratta di raccontare una storia, preferibilmente in prima persona (per favorire l'immedesimazione), dal punto di vista di un animale, ma anche -perché no?- di un oggetto: come sarà la giornata di uno scarafaggio? Cosa penserà di noi il nostro gatto? E il nostro canarino? Come vedrà le cose un falco? E un granchio? E un posacenere? E un segnale stradale?

6 - Creare i personaggi

A questo punto, ci siamo appropriati dell'arte di immaginare dei personaggi. Abbiamo cioè creato delle persone che vivono sulla carta: anche se ci siamo ispirati a personaggi già raccontati da qualcun altro, li abbiamo, di fatto, reinterpretati a nostro modo. Proviamo ora a inventare un nostro personaggio. Che sia reale o fantastico (può essere un fornaio come un extraterrestre, un giocatore di calcio o uno gnomo del bosco che si è perso e si è ritrovato in un giardino pubblico del centro), nel descriverlo possiamo ispirarci, naturalmente, a qualcuno che conosciamo. Anzi, quando si tratta di tratteggiare fisicamente il nostro personaggio, sarà meglio, proprio per uscire dai cliché, osservare attentamente le persone in carne e ossa che ci stanno attorno, e riportare dettagli presi dalla vita reale. Non accontentiamoci di descrivere il solito "basso, grasso, senza capelli", o il "duro con l'impermeabile e il cappello a tese larghe" o la "ragazza bionda, alta, con gli occhi azzurri": si tratta di stereotipi. Forniamo invece al nostro personaggio delle caratteristiche originali e verosimili. Ce la possiamo cavare facendo una sorta di collage: rubiamo il naso al fruttivendolo, i capelli a un annunciatore televisivo, il modo di camminare al postino, il tono di voce al prof di ginnastica, e 'incolliamoli' sul nostro personaggio. Funziona? Se qualcosa non ci convince, spostiamo, tentiamo ancora, fino a quando il personaggio che abbiamo inventato non comincia a mettersi a fuoco nella nostra mente. Poi cerchiamo di immaginare le sue abitudini e i suoi gusti. E' sposato? Ha figli? Che lavoro fa? Gli piace viaggiare? Gli piace la pizza o preferisce una cena in un buon ristorante? Va mai al cinema? Che musica ascolta? A scuola, da ragazzo, andava meglio in matematica o in italiano? Insomma, facciamo un sacco di domande al nostro personaggio. Le risposte sono dentro di noi: usciranno man mano che le facciamo.

In questo modo, possiamo inventare più personaggi. Anche in questo caso, cerchiamo di avere una varietà interessante, e facciamo in modo di inventarli uno diverso dall'altro. Quando ne avremo almeno due o tre, possiamo provare a farli incontrare in una storia. Per esempio, li possiamo coinvolgere in un equivoco: si incrociano per caso nella sala d'aspetto di una stazione, e uno di loro scambia la propria valigia con quella di un altro. Oppure uno di loro, particolarmente sospettoso, è convinto di aver individuato un agente segreto, mentre in realtà si tratta di un pacifico commesso viaggiatore. La domanda che deve guidarci è: cosa succederebbe se? Cosa succederebbe se una suora, per errore, si ritrovasse con una valigia che, anziché contenere libri di catechismo, nasconde il bottino di una rapina: due miliardi in banconote di grosso taglio? Cosa succederebbe, se un tranquillo rappresentante di scope elettriche venisse scambiato per una spia?

Naturalmente, le variazioni sono infinite. Dipende dalla vostra fantasia, e da quanto la tenete allenata. L'immaginazione infatti, proprio come un muscolo, per funzionare bene ha bisogno di essere tenuta in allenamento. Fate questi esercizi, e inventatene altri per conto vostro, spostando gli elementi, sperimentando nuove associazioni, inventando intrecci... Il territorio è la pagina che avete davanti, vasta come l'universo. Non rimane che riempirla di personaggi e di storie.

Giampiero Rigosi