Warning:
JavaScript is turned OFF. None of the links on this page will work until it is reactivated.
If you need help turning JavaScript On, click here.
Questa Cmap, creata con IHMC CmapTools, contiene informazioni relative a: La crisi della Repubblica 1, Roma dichiarò guerra a Giugurta, ma la classe senatoriale si mostrò debole e corrotta, per cui il conflitto andava per le lunghe e i populares accusarono apertamente i nobili di incapacità di conseguenza il senato fu costretto ad inviare uno dei suoi generali più validi, Quinto Cecilio Metello, che portò con sé come luogotenente Caio Mario, un esponente dell'elìte municipale (dunque non romano), un "uomo nuovo" che per i suoi meriti militari ottenne ben presto il consolato e il comando della spedizione, riuscendo a risolvere in breve la guerra contro Giugurta con una vittoria (104 a.C.), Caio Mario si guadagnò fama e prestigio presso la plebe, presso gli equites (aveva difeso gli interessi economici dei cavalieri) e presso i populares tanto che gli venne concesso di celebrare il trionfo, il senato fu costretto dalla pressione popolare a rivolgersi a lui per la difesa contro Cimbri e Teutoni, rieleggendolo console per ben cinque anni di fila (e subendo perciò uno smacco in termini di immagine) tuttavia Mario non fu in grado di approfittare del successo per mettere in atto una strategia politica di successo che andasse nella direzione delle riforme necessarie al rinnovamento, scoppiò una nuova guerra in Asia nell'88, dove il re del Ponto, Mitridate VI, aveva usurpato territori sottoposti al dominio romano approfittando delle difficoltà che Roma stava attraversando per cui Lucio Cornelio Silla, che sulla scia del successo ottenuto nella guerra sociale era divenuto console, ottenne il comando militare e si preparò a guidare l'esercito contro Mitridate, LA CRISI DELLE ISTITUZIONI REPUBBLICANE esplose con violenza quando scoppiò una nuova guerra in Asia nell'88, dove il re del Ponto, Mitridate VI, aveva usurpato territori sottoposti al dominio romano approfittando delle difficoltà che Roma stava attraversando, si ruppe il fronte dei nemici e fu facile ai due generali a cui era stato affidato dal senato il comando, Pompeo Strabone e Lucio Cornelio Silla, avere la meglio sull'ultima frangia dei ribelli nell' 88 a.C., mise gravemente in pericolo la stessa sopravvivenza della Repubblica in quanto i socii rappresentavano una parte consistente della forza militare di Roma, immediatamente visibile poco dopo la dura reazione dell'oligarchia senatoriale che aveva segnato il fallimento delle riforme dei Gracchi quando scoppiò una guerra in Numidia (uno stato amico che aveva sostenuto Roma contro Cartagine) dove Giugurta, che aveva usurpato il trono dei due cugini figli del sovrano legittimo, aveva messo a ferro e fuoco la città di Cirta, nella quale vivevano molti commercianti italici (112 a.C.), Caio Mario si guadagnò fama e prestigio presso la plebe, presso gli equites (aveva difeso gli interessi economici dei cavalieri) e presso i populares tanto che il senato fu costretto dalla pressione popolare a rivolgersi a lui per la difesa contro Cimbri e Teutoni, rieleggendolo console per ben cinque anni di fila (e subendo perciò uno smacco in termini di immagine), i socii rappresentavano una parte consistente della forza militare di Roma per cui Roma riuscì ad avere la meglio sui ribelli solo concedendo la cittadinanza alle città che avessero deposto le armi, il senato fu costretto ad inviare uno dei suoi generali più validi, Quinto Cecilio Metello, che portò con sé come luogotenente Caio Mario, un esponente dell'elìte municipale (dunque non romano), un "uomo nuovo" che per i suoi meriti militari ottenne ben presto il consolato e il comando della spedizione, riuscendo a risolvere in breve la guerra contro Giugurta con una vittoria (104 a.C.) anche grazie a un'intelligente politica di arruolamento, rivolta non più ai contadini, ma ai nullatenenti volontari (sia romani che italici), LA CRISI DELLE ISTITUZIONI REPUBBLICANE conobbe una nuova tappa quando, nel 90 a.C., dopo il fallimento di un ennesimo tentativo di estendere la cittadinanza agli Italici da parte del tribuno Druso, i socii si ribellarono con le armi a Roma (guerra sociale), i nuovi soldati, che si arruolavano nella speranza di ottenere vantaggi economici dalle vittorie (bottino, terre alla fine del servizio, come accadde per la prima volta con i veterani di Mario che ottennero un lotto di terra alla fine del servizio), erano più motivati e più fedeli al loro generale in questo modo stava avvenendo una trasformazione radicale nell'esercito, che da organo di difesa formato da cittadini si stava trasformando in esercito professionale, scoppiò una guerra in Numidia (uno stato amico che aveva sostenuto Roma contro Cartagine) dove Giugurta, che aveva usurpato il trono dei due cugini figli del sovrano legittimo, aveva messo a ferro e fuoco la città di Cirta, nella quale vivevano molti commercianti italici (112 a.C.) per cui Roma dichiarò guerra a Giugurta, ma la classe senatoriale si mostrò debole e corrotta, per cui il conflitto andava per le lunghe e i populares accusarono apertamente i nobili di incapacità, si ruppe il fronte dei nemici ma alla fin fine Roma aveva dovuto cedere, Mario e i suoi uomini tornarono in armi a Roma e ripresero il potere, perseguitando i sillani ma Mario morì poco dopo e Silla, vincitore su Mitridate, tornò a Roma con il suo esercito e cacciò i sostenitori di Mario, perseguitando con violenza anche coloro che semplicemente avevano simpatizzato per lui, una nuova tappa quando, nel 90 a.C., dopo il fallimento di un ennesimo tentativo di estendere la cittadinanza agli Italici da parte del tribuno Druso, i socii si ribellarono con le armi a Roma (guerra sociale) una ribellione che mise gravemente in pericolo la stessa sopravvivenza della Repubblica, un'intelligente politica di arruolamento, rivolta non più ai contadini, ma ai nullatenenti volontari (sia romani che italici) in tal modo i nuovi soldati, che si arruolavano nella speranza di ottenere vantaggi economici dalle vittorie (bottino, terre alla fine del servizio, come accadde per la prima volta con i veterani di Mario che ottennero un lotto di terra alla fine del servizio), erano più motivati e più fedeli al loro generale, per qualche anno la Repubblica precipitò nel caos al quale Silla cercò di porre rimedio instaurando una dittatura, Lucio Cornelio Silla, che sulla scia del successo ottenuto nella guerra sociale era divenuto console, ottenne il comando militare e si preparò a guidare l'esercito contro Mitridate tuttavia a Roma si riaccese lo scontro politico ed equites e populares costrinsero il senato a revocare l'incarico a Silla per assegnarlo a Mario