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Questa Cmap, creata con IHMC CmapTools, contiene informazioni relative a: la rivoluzione industriale 2, la nascita di un nuovo ceto di imprenditori, disponibili ad accettare il rischio di investire i loro capitali nella produzione di fabbrica che solo in parte provenivano dalla borghesia, e in particolare dai mercanti imprenditori, e per il resto erano figli cadetti della nobiltà o membri della nobiltà di campagna (gentry) che già gestiva le attività agricole con metodi imprenditoriali, LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE vide la nascita della "questione sociale", questo provvedimento paternalistico ottenne l'effetto opposto a quello voluto dato che i datori di lavoro ne approfittarono per abbassare ulteriormente i salari, la nascita della "questione sociale" poiché lo sfruttamento dei lavoratori e la presenza di larghe sacche di disoccupazione provocarono la diffusione di gravi piaghe sociali (delinquenza, mendicità, malattie) nei sobborghi delle città industriali, la riflessione economica dell'epoca formula la teoria in base alla quale il valore di un prodotto è dato dalla quantità di lavoro necessario a produrlo e dai costi dei mezzi di produzione (David Ricardo) per cui il lavoro, trattato alla stregua di merce che incide sui costi di produzione, deve costare il minimo indispensabile per garantire una crescita dei profitti, i datori di lavoro ne approfittarono per abbassare ulteriormente i salari per cui con la Poor Law Reform del 1834 i sussidi vennero aboliti e, come chiedevano i liberisti, la condizione degli operai venne demandata al libero mercato, suscitò reazioni violente nei lavoratori tradizionali che vedevano peggiorare le proprie condizioni "per colpa" delle macchine tanto che la protesta si rivolse proprio contro i macchinari che venivano distrutti dai cosiddetti "luddisti", la nascita del proletariato industriale che viveva in condizioni molto peggiori rispetto al passato, la nascita del proletariato industriale che lavorava all'interno dell'unità produttiva (factory sistem) in base a tempi e modalità assegnate a ciascuno in funzione delle macchine, LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE vide la nascita di un nuovo ceto di imprenditori, disponibili ad accettare il rischio di investire i loro capitali nella produzione di fabbrica, la protesta si rivolse proprio contro i macchinari che venivano distrutti dai cosiddetti "luddisti" che furono un movimento spontaneo e privo di strategie di lotta, impegnato a dare libero sfogo della rabbia operaia, represso con durezza dalle leggi inglesi, (il Frame Breaking Bill del 1812 prevedeva la pena di morte per chi danneggiava i macchinari), un sussidio di povertà, che andava elargito non soltanto ai disoccupati ma anche agli operai con un salario troppo basso (Speenhamland Law - 1795) ma questo provvedimento paternalistico ottenne l'effetto opposto a quello voluto, lo sfruttamento dei lavoratori e la presenza di larghe sacche di disoccupazione provocarono la diffusione di gravi piaghe sociali (delinquenza, mendicità, malattie) nei sobborghi delle città industriali e dunque la necessità di interventi legislativi per porvi rimedio, LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE vide la nascita del proletariato industriale, lavorava all'interno dell'unità produttiva (factory sistem) in base a tempi e modalità assegnate a ciascuno in funzione delle macchine da cui la riflessione economica dell'epoca formula la teoria in base alla quale il valore di un prodotto è dato dalla quantità di lavoro necessario a produrlo e dai costi dei mezzi di produzione (David Ricardo), lavorava all'interno dell'unità produttiva (factory sistem) in base a tempi e modalità assegnate a ciascuno in funzione delle macchine per cui il lavoro non chiedeva più competenze specifiche e poteva essere svolto anche da donne e bambini che venivano pagati meno, la necessità di interventi legislativi per porvi rimedio come un sussidio di povertà, che andava elargito non soltanto ai disoccupati ma anche agli operai con un salario troppo basso (Speenhamland Law - 1795), con la Poor Law Reform del 1834 i sussidi vennero aboliti e, come chiedevano i liberisti, la condizione degli operai venne demandata al libero mercato e bisognò aspettare la nascita delle prime forme di organizzazione del movimento operaio per avere provvedimenti meno paternalistici e più efficienti, le Factory Acts (1833-1850), che tutelarono prima il lavoro minorile poi quello di donne e lavoratori adulti, fino alla istituzione della giornata lavorativa di 10 ore, viveva in condizioni molto peggiori rispetto al passato e ciò suscitò reazioni violente nei lavoratori tradizionali che vedevano peggiorare le proprie condizioni "per colpa" delle macchine