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giovedì 15 marzo 2012

La vita di papa Adriano VI

Nacque a Utrecht e studiò filosofia, teologia e diritto canonico.

Nel 1507 venne nominato tutore di Carlo I, quando quest'ultimo era ancora minorenne.

In questo periodo di tutoraggio, egli governò la Spagna fino al 1517, quando viene nominato cardinale da papa Leone X.

Il 9 gennaio 1522 viene eletto papa. Durante il suo pontificato tentò di migliorare il sistema di concessione delle indulgenze, riscontrando però una forte opposizione da parte dei cardinali.

In contrapposizione con i predecessori, egli non si dimostrò mai un grande umanista e amante della bellezza e dell'antichità classica, tanto che sotto il suo pontificato, la volta della Cappella Sistina, dipinta da Michelangelo Buonarroti, rischiò di crollare a causa dell'incuria.

Nelle fasi iniziali della rivolta protestante in Germania non si accorse della gravità della situazione tanto che nella dieta di Norimberga non si presentò personalmente ma inviò un suo delegato che dovette scontrarsi in malo modo con Martin Lutero.


La dichiarazione, in una delle sue opere, che il papa può sbagliare nelle questioni di fede ha attratto delle attenzioni. I cattolici sostengono che si tratta solo di un'opinione personale, non di un'affermazione ex cathedra, e quindi non è in conflitto con il dogma dell'infallibilità, mentre altri sostengono che il concetto di "ex cathedra" venne inventato solo nel XIX secolo. Adriano morì il 14 settembre 1523, alla fine di un pontificato troppo breve per essere efficace.

Adriano VI fu l'ultimo papa non italiano fino all'elezione di papa Giovanni Paolo II e fu l'ultimo papa proveniente dal Sacro Romano Impero, nonché unico papa di origine olandese.

mercoledì 14 marzo 2012

La vita di Thomas Müntzer


Thomas Müntzer fu un pastore protestante tedesco che capeggiò la rivolta dei contadini in seguito alla Riforma protestante.

Nacque nel 1489 nel villaggio di Stolberg. Si laureò nel 1512 con il dottorato in filosofia e teologia, formazione che sicuramente influenzò in modo netto la sua vita

Divenne prete nel 1513. Dirà in seguito di aver intrapreso la vita ecclesiastica per poter essere più vicino ai problemi e alle esigenze del popolo.

Nel gennaio 1519, in Sassonia, conosce Lutero. Egli in realtà non fu mai un luterano, ma accettò comunque l’incarico di confessore in un convento, deciso a studiare e a riflettere sugli avvenimenti del periodo (Riforma, i malumori dei contadini tedeschi che lamentavano un basso salario e un’ingente pressione fiscale, ecc.). In funzione di ciò studiò attentamente anche le opere ispiratrici della Riforma, dagli scritti di Sant’Agostino agli atti dei concili di Costanza e di Basilea.

Maturò un millenarismo fermentato da impulsi di ribellione sociale e l’adesione alle esigenze di una riforma religiosa non si appagava del riformismo luterano. Questo gli causò non pochi problemi, e infatti, nel 1521, il consiglio cittadino della città in cui egli esercitava lo sollevò dall’incarico di pastore.

Arriva così in Boemia, dove pubblica il Manifesto di Praga, in cui critica fortemente teologi e preti: questi ultimi erano accusati di avere una fede morta e una parola fredda. Müntzer arriva a chiamarli persino “nemici della fede”.

In questo periodo si reca inoltre a Wittenberg, dove, ovviando ad alcune riforme messe in pratica da Carlostadio, ristabilisce la messa in latino, l’apparato liturgico e la comunione “in una sola specie”. Nel 1522, si lamenta del sodalizio fra Lutero e le autorità.

L’anno seguente, ad Allestedt, non le manda a dire, e, abolita la messa in latino, inizia una campagna di predicazione molto esplicita che lo porta a inimicarsi il signorotto locale e Lutero stesso, che lo definisce il “Satana di Allestedt”. Fonda la “Lega degli eletti”, dove accoglie i suoi fedelissimi.

Nel 1524, di fronte al duca Giovanni di Sassonia, pronuncia la cosiddetta “Predica ai principi”, nella quale senza mezzi termini ribadisce quanto affermato nel Manifesto di Praga. In questo discorso, egli si rivolge alla Chiesa romana, definendola “un miserabile sacco di letame”.

Il duca, non particolarmente estasiato dalla predica, lo censura e Müntzer, dopo un primo tentativo di rivolta (il Patto perpetuo di Dio) che viene represso, si stabilisce a Norimberga. Qui risponde al soprannome affibbiatogli da Lutero: Thomas annovera Martin fra i “corruttori” ed evidenzia le differenze fra le loro teologie.

Nello stesso anno Müntzer fa scoppiare la vera e propria rivolta contadina, volta, da un punto di vista religioso, a realizzare il Regno di Dio già in questo mondo e, da un punto di vista politico, a risollevare le sorti del ceto agricolo, sempre più in malora a causa di un basso salario e di una notevole pressione fiscale. Müntzer era stato pastore in molte parrocchie tedesche, e, dove più, dove meno, poteva contare su tantissimi sostenitori, pronti a impugnare le armi pur di difendere le sue tesi.
Viene catturato, torturato e infine decapitato il 27 maggio 1525 nel corso dell’ultima battaglia. Prima dell’inevitabile condanna a morte, i principi, perché non potesse costituire un modello di riferimento per nuove rivolte, costruirono l’immagine di un Thomas Müntzer vile e rinnegatore della sua fede. In realtà, Müntzer mantenne fede alla sua teologia, fino all’ultimo e, seppure invitò i fedeli ad abbandonare le armi per evitare inutili spargimenti di sangue, prima di morire disse: << tutte le cose appartengono a tutti >>, in linea con la sua filosofia capitalistica.

La vita di Martin Lutero

“Martin Lutero” è il nome italianizzato del teologo Martin Luther, iniziatore della Riforma Protestante.

 Nel 1497 Lutero frequentò la scuola di latino a Magdeburgo presso i Fratelli della vita comune, un'associazione religiosa d'origine medievale. Per volontà del padre si iscrisse all'università di Erfurt (1501), dove conseguì il titolo di Baccalaureus artium (il primo titolo di studio che si ottiene nelle università pontificie).

Fu nella biblioteca di questa università che Lutero lesse per la prima volta la Bibbia: «Mi piacque moltissimo», disse «e volevo ritenermi abbastanza fortunato da possedere un giorno quel libro».

Il 17 luglio 1505, a ventidue anni, Lutero entrò nel convento agostiniano di Erfurt dove approfondiva gli scritti di San Paolo e Sant'Agostino e fu ordinato sacerdote nel 1507, nonostante la contrarietà del padre, non convinto della sua vocazione.

 Il giovane monaco agostiniano si dedicò agli studi teologici ed alla pratica delle virtù monastiche a cominciare dall'umiltà.

 Nel 1508 Lutero iniziò l'insegnamento della dialettica e della fisica leggendo e commentando l' “Etica Nicomachea” di Aristotele all'università di Wittenberg.

 Proseguì poi i suoi studi di teologia e delle scritture.

 Nel 1510 fu inviato a Roma in rappresentanza del convento agostiniano di Erfurt per questioni interne all'Ordine, dove rimase scandalizzato per tutto quello che aveva constatato nel clero. Si dice che entrando in piazza del Popolo, sia caduto in ginocchio esclamando: «Salve Roma santa, città di martiri, santificata dal sangue che essi vi hanno sparso».

 Il 19 ottobre dell'anno seguente si laureò in teologia. Nel 1513 iniziò le lezioni sui Salmi all'università di Wittenberg. L'anno successivo papa Leone X concesse l'indulgenza plenaria ad ogni fedele che dopo la confessione e la comunione avesse fatto un'offerta per la costruzione della basilica di San Pietro a Roma. 

Nell'anno 1515 Lutero fu nominato, dal capitolo degli Agostiniani, vicario generale dei numerosi conventi del distretto della Misnia e della Turingia, e secondo la consuetudine il vicario generale Staupitz lo invitò ad accompagnarlo in visita a molti di questi importanti monasteri. Nello stesso anno iniziò le lezioni sull'Epistola ai Romani.

 In seguito nel 1517 emanò le 95 tesi contro le indulgenze papali, scatenando la reazione della Chiesa cattolica.

 Tale condanna nei confronti della mondanizzazione del clero ebbe come conseguenza la minaccia di scomunica da parte di papa Leone X de’Medici con la bolla “Exsurge Domine”del 1520 e la scomunica effettiva con la bolla “Decet Romanum Pontificem.

Le notizie relative alla vocazione ed alla morte di Lutero sono contrastanti, ma, pur non potendo assicurare l’attendibilità storica di tali testimonianze, riportiamo, per la curiosità del lettore, alcuni aneddoti.

 1) La tradizione vuole che Lutero, a causa del forte spavento causatogli da un fulmine, abbia fatto voto di prendere l'abito sacerdotale.

Ad ogni modo si trattava certamente di un uomo inquieto, la cui religiosità era fortemente improntata ad una concezione di Dio come giudice terribile e vendicatore. Secondo i critici, quindi, l'ansia e la paura costituirono un importante elemento nelle scelte di Lutero, e forse fecero maturare nella sua mente la scelta improvvisa di entrare nel convento agostiniano di Erfurt.

 2) Vi sono inoltre alcune dicerie su un presunto suicidio di Lutero. Il suo servo personale avrebbe visto Lutero impiccarsi.
 Il dottor de Coster, subito accorso, avrebbe constatato che la bocca di Lutero era contorta, che la parte destra del suo viso era nera e che il collo era rosso e deforme, come se fosse stato appunto strangolato. Anche l'Oratoriano Th. Bozio, nel suo “De Signis Ecclesiae” del 1592, scrive che apprese da un domestico di Lutero che il suo padrone fu trovato impiccato alle colonne del suo letto.
Tali dicerie sul suo suicidio furono diffuse vent'anni dopo la sua morte. Secondo una pubblicazione vicina all'ortodossia vaticana "molto probabilmente Lutero morì per una sua vecchia malattia di cuore"; malattia della quale però non si hanno altre notizie.