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Questa Cmap, creata con IHMC CmapTools, contiene informazioni relative a: L'Italia postunitaria, le finanze in quanto il nuovo stato aveva ereditato l'alto debito pubblico del Regno borbonico, I PROBLEMI DELL'ITALIA POSTUNITARIA erano ben chiari al ceto politico liberalmoderato che aveva guidato l'unificazione, Massimo D'Azeglio nelle sue memorie scrisse che il nuovo stato era debole perché mancava una coscienza civica condivisa nei sudditi e infatti a lui venne attribuita la frase "fatta l'Italia bisogna fare gli italiani", l'industria era poco presente e concentrata solo nelle aree di Torino e Milano mentre altrove erano presenti solo manifatture che si rivolgevano al mercato locale, la dimensione sociale in quanto in gran parte del paese si registravano percentuali altissime di analfabetismo, I PROBLEMI DELL'ITALIA POSTUNITARIA riguardavano le finanze, l'industria era poco presente e concentrata solo nelle aree di Torino e Milano e il nuovo ceto politico non era disposto a sostenere lo sviluppo industriale, al nord era presente una agricoltura sviluppata con aziende capitalistiche nel nordovest, che impiegavano techniche progredite, I PROBLEMI DELL'ITALIA POSTUNITARIA riguardavano la dimensione sociale, le finanze in quanto era necessaria una complessa opera di adattamento delle economie alla nuova moneta, la lira piemontese, in gran parte del paese si registravano percentuali altissime di analfabetismo soprattutto, ma non solo, nel meridione, le condizioni economiche delle diverse aree del nuovo stato non erano omogenee dato che il commercio aveva risentito delle barriere doganali tra gli stati preunitari e all'interno dei singoli stati, il commercio aveva risentito delle barriere doganali tra gli stati preunitari e all'interno dei singoli stati per cui era necessario omogeneizzare il mercato interno, in gran parte la popolazione viveva nelle aree rurali quasi sempre con servizi insufficienti o del tutto assenti, in condizioni igieniche estremamente precarie, in gran parte la popolazione viveva in condizioni estreme di povertà soprattutto, ma non solo, nel meridione, le condizioni economiche delle diverse aree del nuovo stato non erano omogenee dato che l'industria era poco presente e concentrata solo nelle aree di Torino e Milano, erano presenti solo manifatture che si rivolgevano al mercato locale e che vennero fortemente danneggiate dalla concorrenza che l'unificazione aveva introdotto, era necessario omogeneizzare il mercato interno ma per farlo bisognava prima unificare i sistemi di pesi e misure e le norme che regolavano le transazioni, il nuovo ceto politico non era disposto a sostenere lo sviluppo industriale in quanto ancora legato ad una concezione tradizionale che vedeva come trainante l'agricoltura, le finanze in quanto era necessario unificare sistemi fiscali molto differenti