MOTIVAZIONI La scelta di proseguire nell’uso della sostanza è stata motivata con una sorprendente varietà di fattori. Molti hanno riferito di come la loro frequentazione dei rave si sia di fatto concentrata in periodi che variano dai due ai quattro anni, a seguito dei quali è generalmente seguita una riduzione nella frequenza della partecipazione a tali eventi. I periodi di maggior assiduità sono di fatto coincisi con stili di consumo più estremi, specialmente in relazione alle sostanze più comuni in quei contesti, ovvero ecstasy ed eccitanti. Molti di loro hanno però ammesso che, con l’andare del tempo, sono incorsi anche nei primi effetti collaterali derivanti dall’uso prolungato. Ritenendo impossibile frequentare i rave da lucidi, la ketamina ha per molti costituito un’alternativa, permettendo di fatto di prolungare l’epoca di partecipazione al rave attraverso un’altra droga che favorisse in qualche modo l’accesso al contesto. Talvolta questo tipo di vantaggio è stato apprezzato anche dagli assidui bevitori. L’insofferenza verso il calo psico-fisico generato da altre sostanze ha tuttavia giocato un ruolo nella motivazione al consumo di ketamina anche sotto un altro aspetto. Spesso accade che nelle battute finali del rave alcuni ricerchino oppiacei o ketamina. Quest’ultima, in particolare, oltre a risultare meno minacciosa dei primi, offre la possibilità di associare la sedazione dei nefasti effetti del calo alle sue proprietà psichedeliche. Questa strategia ha coinvolto anche alcuni irriducibili degli eccitanti che, negli anni, avevano mantenuto un atteggiamento di rifiuto verso la “ketch”. Il contesto frequentato li espone infatti a continue offerte e capita quindi anche a loro di servirsene, qualora non reperiscano la sostanza privilegiata o quando “[…] ti fan male le gambe perché hai ballato tutta la notte sotto effetto di amfetamina e prendi un po’ di ketamina che al limite ti fa sentire meno la stanchezza, ti rilassa molto sì. Ma davvero basta una schiccheretta minima!” (Nucleo). Tra agli amanti degli allucinogeni, soprattutto rispetto all’Lsd, sembra che la ketamina costituisca una facile soluzione di compromesso. La durata più breve degli effetti e l’assenza di una componente amfetaminica, rende l’esperienza più gestibile, permettendo magari di farsi un bel “viaggio” , ma al contempo di andare a dormire e magari a lavorare il giorno dopo. Vi è poi una parte di consumatori di altre sostanze che, a seguito di un invio al Ser.T. da parte della Prefettura, si vedono costretti a rinunciare temporaneamente ai loro consumi, allo scopo di dimostrare l’assenza di tossicodipendenza e riavere, ad esempio, la patente. In casi come quello di Alternativo, caratterizzati da un uso intenso e variegato, tale brusca interruzione ha costituito una soluzione inaccettabile. Così egli ha usato la ketamina per eludere i controlli . Infine ci sono i soggetti come Socievole ed Estremo, che, dopo essere incorsi nelle pesanti morse della crisi d’astinenza da eroina, vedono nella ketamina la possibilità di uscire dalla realtà in maniera prolungata e meno rischiosa. A queste motivazioni addotte inizialmente dagli intervistati, ne vanno però aggiunte altre più complesse emerse di solito in un secondo momento. Per farlo è necessario esplorare prima gli altri aspetti degli stili di consumo.