APPROVIGIONAMENTO Tutti gli intervistati hanno affermato che procurasi la ketamina non è mai stato un grosso problema. Alcuni, specialmente coloro che hanno limitato il loro consumo al contesto rave e a dosaggi bassi, hanno detto di acquistare solitamente la sostanza direttamente all’interno dell’evento. In questi casi, la polvere viene reperita tramite la propria rete di conoscenze oppure da qualche pusher, acquistando una o due bag da 20 euro. Chi invece consuma ketamina più spesso, magari ogni fine settimana, se possibile cerca di procurarsi la droga prima della festa, recandosi dallo spacciatore. I motivi principali di questa scelta sembrano legati soprattutto al prezzo e alla qualità, oltre alla certezza di non rimanere a secco. Un consumatore più regolare, data la forte assuefazione, deve infatti poter contare su una quantità più ingente di sostanza; ciò comporta una spesa spesso superiore alle proprie reali disponibilità. Per questo motivo, specialmente chi consuma ketamina nel quotidiano, decide a un certo punto di acquistarla all’ingrosso. Comprarne ad esempio un litro (o frazioni di litro) permette di ottenere la sostanza allo stato puro e a un prezzo fino a quattro volte inferiore rispetto a quello al dettaglio, di modo perlomeno da poter ricavare un margine che permetta di consumarla gratuitamente. La diffusione capillare della vendita all’ingrosso sul territorio sembra tuttavia un fenomeno alquanto recente. Chi era incline a questa modalità d’acquisto diversi anni fa era infatti costretto a recarsi in altre città o addirittura a Londra. Il più radicato mercato inglese offriva prezzi vantaggiosi e sostanze migliori. Inoltre il fatto che la ketamina sia inodore – e in forma liquida sia molto simile all’acqua – agevolava il suo trasporto anche attraverso dogane e posti di blocco. Altri intervistati hanno potuto contare invece sull’approvvigionamento da parte di conoscenti che tornavano via terra da Paesi come l’India, con intere taniche di ketamina. Ma, soprattutto intorno al 2007, è divenuto facile acquistare grosse quantità di questa sostanza in qualsiasi area metropolitana italiana. La sua diffusione capillare sembra però aver portato con sé anche una serie di “inconvenienti”. In primo luogo le agenzie di controllo sociale sembrano essere oggi maggiormente preparate al fenomeno dell’importazione clandestina di questa sostanza, specialmente ove esso avvenga a opera di dilettanti. In secondo, la progressiva diffusione della ketamina secondo gli intervistati ha inoltre concorso a una maggior variabilità della qualità e dei tipi di sostanza in circolazione. Specialmente i consumatori abituali, maggiormente esperti nel riconoscere i vari tipi di droga in circolazione, affermano di essersi imbattuti negli anni in una crescente e sorprendente varietà di “ketamine”. Downing [2009] chiarisce tuttavia che, posizioni come quelle sopra riportate, derivano da una diffusa ma infondata “teoria degli isomeri”. Sembra infatti che la variabilità riferita dagli intervistati sia ascrivibile unicamente alle differenti scelte delle case farmaceutiche riguardo alla concentrazione di principio attivo e ai conservanti usati, o a quelle degli spacciatori rispetto al taglio. Infine, sempre in riferimento ai consumatori abituali, ho notato come la modalità di acquisto influisca direttamente sullo stile di consumo. Come per altre sostanze sembra così innescarsi un meccanismo circolare per cui il bisogno di una maggiore quantità di ketamina favorisca la propensione all’acquisto all’ingrosso. Una volta in possesso di un’ingente quantità i soggetti riferiscono di avere maggiore difficoltà, come avviene ad esempio con la cocaina, ad auto-regolare il proprio consumo. Assunzioni più frequenti e dosaggi superiori incidono a loro volta sul livello di assuefazione e dipendenza e quindi sul bisogno di entrare in possesso di maggiori quantitativi. Per questo motivo, nel tentativo di bloccare questo circolo, gli assuntori frequenti adottano strategie di riduzione dei consumi che partono dall’interruzione dei cicli di acquisto.