GRUPPO DEI PARI Elemento contestuale fondamentale del consumo di droghe è il “gruppo di riferimento”, che nei rave è spesso costituito dal gruppo dei pari o dalla tribe. Quest’ultima ricopre un ruolo centrale nell’evento, per cui i suoi membri presentano un alto livello di partecipazione e coinvolgimento. Ciò non è invece scontato per gli altri gruppi presenti o per i singoli partecipanti. Il gruppo ha comunque un ruolo fondamentale nel determinare le droghe e gli stili di consumo adottati e svolge, in tal senso, una serie di funzioni cruciali: • spesso il primo contatto con una droga avviene attraverso di esso; • di norma sono gli stessi pari a socializzare l’individuo all’uso e all’apprezzamento della sostanza [Becker 1963]; • il gruppo di consumatori sviluppa talvolta una rappresentazione condivisa della pratica di consumo; • può succedere che al suo interno la sostanza costituisca di per sé un elemento identitario . Un ultimo aspetto rilevante è l’“approvvigionamento”. Se l’uso di una droga potrebbe di fatto costituire un comportamento squisitamente individuale, non si può dire lo stesso delle azioni necessarie a entrarne in possesso; spesso infatti ciò avviene attraverso alcuni membri del gruppo. Molte volte si creano dei “gruppi d’acquisto” dal momento che il prezzo delle sostanze illegali è inversamente proporzionale alla quantità comprata e, solitamente, solo alcuni membri sviluppano rapporti privilegiati con i terzi fornitori. Comunque, nella maggior parte dei casi, il gruppo dei pari costituisce tanto il “gruppo d’acquisto” quanto quello di consumo. La condivisione di frame of references e valori nell’ambito dell’in-group fa sì che conoscere gli aspetti sopra menzionati aiuti a comprendere meglio quale sia il livello e la qualità tanto del “coinvolgimento” del gruppo nell’evento quanto della sua “integrazione” nel contesto. In questo senso, confrontare il rapporto tra il soggetto e il “contesto privilegiato” di assunzione con il suo livello d’integrazione all’interno del “mondo underground” diviene fonte di informazione sulla collocazione dei partecipanti e dei gruppi all’interno dei setting, sui loro valori di riferimento e quindi sul senso attribuito all’esperienza di consumo – senza cui non è a mio avviso possibile interpretarne e comprenderne lo stile. Dalle interviste emerge in maniera piuttosto chiara l’influenza giocata sul consumo individuale di ketamina dagli amici e da alcune figure di riferimento (cfr. Prime esperienze). Più controverso risulta altresì il percorso inverso, ovvero il ruolo giocato dal suo utilizzo sulla socialità e sulla sfera relazionale del consumatore. Le posizioni degli intervistati a riguardo risultano molto diverse. Una maggioranza sostiene che l’esperienza ketaminica abbia senso soltanto se condivisa con altre persone. Tra coloro che usano la ketamina ai rave essa pare costituire un ingrediente importante nel generare l’alchimia che conferisce al ballo una valenza rituale. Tuttavia per altri, anche il consumo domestico pare acquisire un valore diverso se effettuato in compagnia degli amici più stretti. Come emerge in maniera particolarmente efficace dal racconto di Sicuro, ssare ketamina con gli amici sembra innanzitutto tutelare il consumatore da eventuali brutti viaggi e da pensieri ossessivi tramite la relazione e il confronto. Oltre a favorire una situazione distesa e sicura, usarla insieme permette di condividere gli aspetti creativi del viaggio, favorendo le proprietà psichedeliche attraverso la reciproca suggestione. Alcuni intervistati riferiscono addirittura di episodi di contatto telepatico con i propri compagni di viaggio. Condividere esperienze di tale intensità e intimità pare rafforzare il sentimento di amicizia e fiducia tanto nella diade quanto nel gruppo ristretto. Specialmente chi sperimenta continuamente esperienze dissociative, sembra trovare crescente difficoltà a essere realmente compreso da chi non lo fa. Per questo il gruppo di consumatori diviene l’unico terreno su cui confrontarsi a 360 gradi rispetto alle proprie questioni più intime, comprese le problematiche legate al consumo stesso. L’amico diviene quindi anche il confidente che contiene le ansie relative alle proprie condotte, spesso sanzionate socialmente, talvolta semplicemente approvandole. Altre volte, invece, costituisce una guida esperta per la risoluzione dei problemi a esse connessi attraverso i consigli derivanti dalla propria esperienza. È in questo modo che la sostanza diviene a tutti gli effetti un elemento che rafforza l’identità del gruppo, quando non addirittura una discriminante per l’inclusione al suo interno. Tuttavia altri intervistati sembrano essere convinti che il consumo di ketamina costituisca una pratica squisitamente auto-referenziale, specialmente in rapporto alla socialità estesa auspicabile all’interno del rave. Nucleo e Mobile la disprezzano perché «sarà pure psichedelica, ma se te in quel momento non riesci a camminà, non riesci a parlà e non riesci a fà un cazzo, ha poco di associativo con chi te sta intorno. Sei soltanto tu con te stesso» [Nucleo]. Anche alcuni amanti della ketamina sostengono però che il suo consumo non rivesta particolari valenze sociali. Esperta ad esempio cerca «una fuga dalla realtà. A me piace usarla soprattutto quando son da sola, magari anche a casa e mi guardo la tv con la mia ketch e le mie canne» [Esperta].